Isoì

/ DESIGN E ARTI FIGURATIVE

Mitologia, stampe e ricami. Isoì è un laboratorio creativo, una “bottega come una volta”, senza wi-fi e senza computer. Un mondo popolato da creature fantastiche, punto di incontro tra la bottega d’artista e il concept store.

Il profumo della carta, il rumore del torchio, vecchie cassettiere piene di sgorbie e pennelli e un grande tavolo da lavoro in ferro, cuore pulsante del laboratorio, dove ogni giorno prendono vita le idee e le creazioni di Gaia, artista a tutto tondo.

Via Evangelista Torricelli 30, Milano
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Orari d’apertura
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Come arrivarci
M2 — Porta Genova
Tram 9, 14 — Piazza XXIV Maggio

—Gaia, cresciuta tra Bologna e Itaca ha il mare negli occhi e la storia della sua famiglia tatuata sulla pelle. Laureata in illustrazione editoriale non possiede un computer e disegna con il suo gatto in braccio. Isoì è dedicato alla nonna, una donna di origini slave, che è stata nella sua vita “la vera artista”.

Siamo arrivati. Mi sembra di intravedere qualcuno che sta battendo a macchina dentro. Aspetta provo a suonare.

No non serve suonare, vi stavo aspettando! E’ da un po’ di giorni che non vengo qui, però sono arrivata per l’occasione.

Wow fantastico! Grazie mille, questo posto è magnifico.

E’ proprio il sogno di una vita.

Mi racconteresti come nasce questo luogo?

Fin da quando ero piccola volevo fare questo. Cercavo un posto che non fosse casa, perché quando fai un lavoro manuale a casa ogni spazio diventa una fucina. Avere due luoghi separati è anche un modo per staccare la testa. Quindi il luogo nasce da un’esigenza lavorativa proprio a livello di spazi, per creare un luogo dove le persone potessero vedere che cos’è il lavoro manuale perché oggi in Italia, quella che era la patria del lavoro manuale, si sta perdendo.

Le persone non sono abituate a pensare che dietro la creazione del prodotto ci sia una mano. Mi è capitato di essere chiamata a fare performance live da aziende e le persone rimanevano a guardarmi dalla vetrina come se fossi una scimmia nella gabbia dello zoo. Le persone non erano abituate a vedere i passaggi dietro la creazione finale.

Quando io e Daniele ci siamo incontrati ci siamo detti di realizzare qualcosa di concreto perché io facevo mille lavori perché io potessi fare questo. Perché un’altra cosa molto difficile è sopravvivere delle proprie creazioni, è utopistica come cosa oggi. Così è partita la ricerca a Milano. Io sono di origine bolognese ma ho fatto l’università qui poi deciso di fermarmi qua perché Milano offre più possibilità di qualsiasi città italiana, soprattutto in questo campo.

Abitavo a Lambrate, una zona in cui non c’è niente e ho cominciato a cercare sulla mappa di Milano dei luoghi. Mi hanno consigliato la zona dei Navigli come una zona molto viva, dove c’erano un sacco di realtà legate al cuoio, al legno, alla ceramica. Dall’altra parte del Naviglio c’è un laboratorio storico di incisione. Ho passato le notti a cercare un posto su tutti i siti.

Questo in origine era una friggitoria brasiliana, era tutta una cucina. Io credo che i luoghi parlino, avevo fatto quaranta visite immobiliari ma in nessuno dei posti che ho visto riuscivo ad immaginarmi lì a lavorare. Per quanto fosse piastrellato fino al soffitto, per quanto avesse friggitrici ovunque, ho sentito che era lui. Per cui un sacco di sacrifici, di lavoro, di calcinacci ed è diventato Isoì.

Cosa succede qui dentro?

Io nasco come un’illustratrice editoriale però per me la carta era un limite. Per cui cominciai a ricamarla, a combinarla. Feci un progetto editoriale che trasformava il supporto da carta in pelle. Alla mia discussione di tesi portai un libro umano, persone che io avevo tatuato e che si erano prestate a una pagina della mia storia. Da lì decisi che era più un confine mentale che mi imponevo, dovevo essere più libera. Per cui a seconda delle idee che mi venivano usavo materiali diversi.

Per me il supporto è semplicemente una base su cui poi si sviluppa un messaggio nel modo più incisivo in cui puoi rendere quella cosa. Perciò qui dentro si fa di tutto dal ricamo all’incisione, al murales con la foglia d’oro come gli antichi, alla scultura in cartapesta, gesso, fil di ferro, alla serigrafia…dipende un po’ da quello che ho in magazzino.

Laboratory 🖤

Un post condiviso da Isoì – Creative Lab (@isoi_) in data:

Ci sono i lavori commissionati, ci sono i laboratori con quelli che mi chiedono di poter sperimentare. Questo diventa un luogo aperto a tutti per esprimersi.

Cosa chiedono di fare le persone qui?

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Sunday morning working ❣️

Un post condiviso da Isoì – Creative Lab (@isoi_) in data:

Fanno il confronto con cose che hanno trovato su Pinterest o cose mie che hanno visto qua e si scoraggiano dopo i primi due punti. Io sono arrivata a fare cose dopo anni di sperimentazioni che non sapevo dove avrebbero portato, solo per l’esigenza di fare, di esprimere. C’è un blocco enorme dell’emulazione di qualcos’altro ed è terribile perché vuol dire che il mondo dell’arte non è più libero. Le persone arrivano già con un’idea di qualcosa che dovrebbe essere totalmente personale e di ricerca. Legato ad un’emotività che devi esplorare e buttare fuori.

In che modo Isoì incoraggia ad essere creativi, anche in un modo in cui uno non si aspetta?

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Molto frequentemente invece, quando faccio i corsi individuali, le persone vedono questo spazio come uno sfogo e, mentre disegnano, parlano. Mi raccontano cose della loro vita e io, in modo molto timido, cerco di ascoltare. Sono un’estranea ma mi rendo conto che è evocativa ed escatologica questa rottura del limite iniziale. La mano si muove quando la testa si libera.

Qui gli do le stampelle diciamo, poi loro devono continuare da soli. I lavori artistici richiedono una manualità che richiede tanto tempo. Soprattutto l’incisione. Mentre nel ricamo i punti possono essere storti, Maria Lai ad esempio è stata un’anarchica del ricamo, nell’incisione ci sono delle tecniche di base e se non fai alcune cose il risultato ti viene trasparente.

Cosa sarebbe assolutamente da sperimentare qui dentro?

Credo che siamo così diversi l’un l’altro come bisogni, che sia limitante dare una mia visione. Ci sono delle tecniche in cui magari io sono più ferrata e che mi viene più immediato comunicare e sono il collage e il ricamo perché sono una cosa che viene da prima che esistesse Isoì. Qualcosa di privato che io facevo quasi come un diario personale. Gli aspetti più divertenti di questo lavoro sono sicuramente quelli in cui le persone si sporcano le mani.

Viviamo in un mondo di pulizia, di perfezione, che ti da l’idea che tutto arrivi subito. E invece ci vogliono un sacco di step, un sacco di tempo di asciugatura, di riposo, di materiali.

Come speri che si evolverà Isoì tra un anno?

Il mio è un lavoro che mi fa passare intere giornate, mesi, sola, chiusa in un progetto e ho capito che nulla mi da gioia come il contatto con le persone.

Work hard, be kind 🌟

Un post condiviso da Isoì – Creative Lab (@isoi_) in data:

Credo che quello su cui punterò in futuro sarà sempre di più laboratori per aiutare le persone a buttare fuori tutto quello che di solito siamo abituati a tenere dentro. Quello che gli altri vedono nel tuo lavoro ti apre degli orizzonti a cui i tuoi stessi limiti non ti permettono di arrivare da solo.

Ci parleresti di più della tua esperienza con i bambini?

Sono stata a tenere un laboratorio per bambini al Festival Noir di Courmayeur e mi ha divertito un sacco. I genitori in genere li mettono davanti all’iPad e loro non sanno più fare nulla con le mani. Non disegnano, giocano con la PlayStation. Ma quando li fai tornare ad essere bambini, al contrario degli adulti, si rivelano liberi dagli stereotipi. Quando gli dai un soggetto diventano una fucina di idee.

Ho realizzato dei murales ad Itaca ed essendo un’isola di trecento abitanti tutti lo sapevano, per cui tutti i bambini venivano a chiedere di aiutare. è stata un’esperienza bellissima perché la gioia di quei bambini ti si attacca addosso. I bimbi mi portavano i sassi che disegnavano, me li firmavano, mi regalavano la loro arte. Anche qui realizzo laboratori, con i bambini facciamo un sacco di paciughi. Li senti proprio vibrare per la consapevolezza di aver creato qualcosa.

Ma questa maschera? La proveresti per noi?

Ovviamente, è parte dell’animo di Isoì.

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